Cerca nel blog

giovedì 28 aprile 2011

Bollettino da Fukushima N°2

La TEPCO fa sapere che potrebbe esserci una perdita d’acqua nella piscina del reattore n°4. Sono stati riversati 140-210 tonnellate di acqua su ciascun reattore negli ultimi giorni, ma nonostante tutto è stato rilevato che il livello d’acqua nella piscina è tra i 10 e i 40 centimetri inferiore al previsto.
Probabilmente questa perdita è dovuta in seguito all’esplosione di idrogeno, avvenuta il mese scorso, che avrebbe danneggiato le pareti del reattore a sostegno della piscina.
Da ieri si sta cercando di capire le circostanze misteriose riguardo all’esplosione che ha scosso il reattore n°3. La forza è stata più forte rispetto agli altri reattori e non può essere spiegata dal semplice accumulo d’idrogeno.
Inoltre un isotopo radioattivo dello Stronzio è stato rilevato per la prima volta nel latte americano. In un campione di latte del 4 Aprile prelevato nelle Hawaii, l’EPA ha verificato la presenza di 1,4 PicoCuries per litro di Stronzio-89. I due isotopi artificiali di Stronzio, Sr – 89,  Sr – 90, sono tra i prodotti più pericolosi della fissione nucleare.
Infine, in seguito ad analisi, sono state trovate tracce di Americio, elemento ancor più pesante dell’Uranio, nel New England.

Queste sono notizie degli ultimi giorni.

mercoledì 27 aprile 2011

Svelata la verità sul nucleare in Italia

Finalmente è stato svelato l’arcano.
Senza neanche cercare di nascondere la verità, ieri, durante la conferenza stampa congiunta di Sarkozy e B., quest’ultimo ha confermato tutte le accuse, mosse da alcuni membri dell’opposizione e da una grande fetta di cittadini, riguardo alla scelta del governo di prendere una “pausa di riflessione” sulla questione del nucleare.
Detto tra noi, in quanti hanno creduto ad una reale presa di coscienza del governo sulla necessità di rivedere il piano energetico italiano? Il fatto divertente però è un altro. Qualche giorno fa, chi mostrava i propri dubbi in merito, era etichettato come un comunista che crede ai soliti complotti. Adesso invece?

“Attraverso i sondaggi che noi abitualmente facciamo sull’opinione pubblica, abbiamo appreso che la tragedia di Fukushima in Giappone ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini … Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria sul nucleare per far sì che magari dopo un anno o due si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare … Siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo … l’energia nucleare è sempre la più sicura” (testo riportato dall’Ansa).

Qualsiasi cittadino dovrebbe rimanere allibito da tali dichiarazione.
Uranio in natura
Innanzitutto per chi ci hanno preso? Per degli idioti che dopo uno o due anni si dimenticano le cose?
La questione è un'altra. Nei prossimi due anni ci verrà fatto il lavaggio del cervello su quanto sia bello e sicuro il nucleare. Ecco la verità.
Seconda cosa. L’Italia è già una finta democrazia, e questo fatto conferma tale tesi, in più noi cittadini dobbiamo vederci, tramite questi stratagemmi da quattro soldi, privati dell’unico mezzo che abbiamo per far sentire la nostra voce. In questo modo siamo privati della nostra libertà come cittadini. Dobbiamo avere il diritto di votare e dire la nostra. Invece per paura che le cose vadano male, si preferisce far finta di nulla e far passare del tempo. Cosa dobbiamo pensare? Che forse siamo solamente un branco di bestie, chiuse in un recinto, da addomesticare?
E’ stato detto che l’energia nucleare è il futuro. Ma di cosa se l’uranio sta finendo? Ma soprattutto, il nucleare come potrà mai rendere l’Italia un paese autonomo dal punto di vista energetico? Vi risulta che l’Italia ha giacimenti d’uranio? O meglio, ne abbiamo, ma è talmente poco che il giacimento più grande, nei pressi di Novazza, già negli anni 60 non fu giudicato in grado di coprire il fabbisogno delle centrali nucleari esistenti.
Comunque, adesso che sappiamo la verità (la sapevamo anche prima), le chiacchiere stanno a zero.
Sta al singolo cittadino giudicare.

martedì 26 aprile 2011

Bollettino da Fukushima

La commissione nucleare accusa un errore di calcolo riguardo il rilascio di radioattività dalla centrale nucleare di Fukushima. Il Giappone infine ammette che la quantità giornaliera rilasciata è pari a 154 Terabecquerel, vale a dire 154.000 miliardi di becquerel rilasciati nell’atmosfera terrestre al giorno. Cifre di molto superiori a quelle diffuse inizialmente.
Nuovi test di EPA in California fatti sull’acqua piovana, mostrano come la presenza di cesio sia aumentata notevolmente dall’inizio della crisi.
Alla vigilia del 25° anniversario di Chernobyl, in una rara intervista, il Gen. Nikolai Antoshkin (a capo dei piloti sovietici che sorvolarono il reattore numero quattro di Chernobyl, lasciando cadere piombo, sabbia e argilla per cercare di contenere le radiazioni) afferma che la catastrofe giapponese sia già più grave di quella di Chernobyl e si dice scioccato dal modo in cui è stata gestita la situazione, soprattutto nelle fasi iniziali del disastro.

Queste sono notizie degli ultimi giorni e logicamente in Italia quasi nessuno ne parla.

lunedì 25 aprile 2011

25 Aprile

Il 25 Aprile rappresenta la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.
Migliaia di giovani e adulti hanno deciso di combattere e morire nella speranza di avere un futuro migliore, in cui le scelte sarebbero state prese senza timore di ripercussioni o censure di alcun tipo.
Sempre più spesso però, alla vigilia del 25 Aprile, vengono esposti centinaia di manifesti in tutta Italia con l’unico scopo di boicottare la ricorrenza della Liberazione.
La figura del partigiano è diventata sinonimo di comunismo. Una persona non poteva ribellarsi al sistema malato dell’epoca senza essere etichettata come comunista? Veramente crediamo che l’atto di rivolta abbia uno specifico colore politico?


Basterebbe leggere alcuni libri di Beppe Fenoglio, come ad esempio I ventitré giorni della città di Alba o Il partigiano Johnny, per rendersi realmente conto della vastità del movimento. Vi dicono qualcosa i partigiani con il fazzoletto rosso, i garibaldini (di cui non facevano parte solo i comunisti, ma anche i socialisti), e quelli con il fazzoletto blu, i badogliani? Questi sono solamente due esempi, ma se vogliamo possiamo anche menzionare altre formazioni partigiane come quella dei cattolici, anarchici, democratici, liberali, moltissima gente non schierata politicamente, eccetera.
Purtroppo, nel corso degli anni, si è cercato in ogni modo di screditare il ruolo avuto dalla Resistenza partigiana durante la liberazione del paese. Tutti riconoscono il ruolo fondamentale avuto dagli Alleati e forse  le cose sarebbero andate anche diversamente senza l’intervento di quest’ultimi.
La verità è una sola, i partigiani hanno partecipato attivamente alla cacciata del nemico dal nostro paese.
Se poi sono riusciti a riconquistare tutta l’Italia o solo una città poco importa. In entrambi i casi meritano rispetto e riconoscimento da parte di tutti noi.

Libri consigliati: 1) I ventitré giorni della città di Alba 
2)  Il partigiano Johnny
3) L'Agnese va a morire





domenica 24 aprile 2011

Orwell e le similitudini

Georg Orwell nel romanzo 1984 rappresenta un modello estremo di un immaginario governo dittatoriale, in cui viene messa in evidenza una società malata e compromessa, basata su un unico ed essenziale elemento, la menzogna.
Tratti simili li ritroviamo anche all’interno dell’altro romanzo dello scrittore, La fattoria degli animali.
In entrambi i romanzi viene creato un capro espiatorio a cui attribuire tutte le paure ed ingiustizie e sul quale scaricare l’odio dei cittadini. Vi ricordate le figure di Goldstein in 1984 e quella di Palla di Neve in La fattoria degli animali? Bene, adesso proviamo a fare un gioco.
Pensiamo all’Italia.
Riuscite a trovare qualche similitudine con l’attuale sistema politico?

No?
Bene, allora riflettiamo un altro po’.
Forse ha a che fare con il colore rosso per caso? Se state pensando a questo allora siete sulla buona strada.
Come per i due romanzi di Orwell, anche nella realtà i governi più deboli hanno bisogno di capri espiatori da attaccare, in momenti di difficoltà e non, e da cui difendersi, ponendosi come protettori e portatori di pace e amore nei confronti della popolazione; esattamente nella stessa maniera del Grande Fratello (1984) e del Capo Napoleon (La fattoria degli animali).
In Italia sta succedendo la stessa identica cosa, ma andiamo avanti.
                                                     In 1984 ogni cittadino, fin da piccolo, viene educato secondo i principi malati della società in cui vive e questo avviene attraverso un’informazione, neanche a dirlo, completamente manipolata ed alterata.

Come ho detto all’inizio, quella di Orwell è una dittatura estremizzata al massimo, ma le analogie con l’attuale sistema italiano son a dir poco raccapriccianti.
Basti pensare al ruolo che, da circa una ventina di anni a questa parte, ricopre il principale mezzo di informazione del paese, vale a dire la televisione.
Migliaia di persone (per non dire milioni) crescono seguendo programmi televisivi demenziali o di cattiva informazione, come ad esempio i telegiornali politicizzati o i reality, il cui unico scopo è quello di rincoglionire la gente e distoglierne l’attenzione dai problemi reali del paese.
Assistiamo, ad esempio, a scene penose di dibattiti e litigi sull’eliminazione di Tizio dalla casa del Grande Fratello o di Caio dall’Isola dei Famosi.
Ma ci rendiamo conto della situazione? Ragazzi e adulti che discutono e si incazzano per questi motivi, mentre nel resto del paese, nella vita reale, le cose vanno a rotoli. Magari le stesse persone che non sanno nemmeno chi sia il Presidente della Repubblica, il  governo e l’opposizione o cosa succede nel paese. Insomma, tornando ai due romanzi di Orwell, ci troviamo di fronte al classico cittadino ideale; non sa, non domanda e non si indigna, o quanto meno si incazza per motivi futili, inerenti alle idiozie proposte dalla televisione.
Ricordate il finale di 1984? Ecco, in parole povere è successa la stessa cosa. Infatti in questi venti anni di lavaggio del cervello, si è lavorato per incidere e modellare la cosa più importante per le dittature, vale a dire il pensiero.
Purtroppo il soggetto dei due capolavori di Georg Orwell non passerà mai di moda.
Nonostante tutto mi rifiuto di credere che due più due fa cinque.


Libri consigliati: 1) 1984 (G. Orwell)
2) La fattoria degli animali (G. Orwell)

sabato 23 aprile 2011

Democrazia diretta

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
(Articolo 1 della costituzione italiana)



In Italia abbiamo un tipo di democrazia che prende il nome di democrazia rappresentativa.
Cosa vuol dire? Semplice. In pratica noi cittadini nominiamo dei rappresentanti affidando loro il compito di governarci.
Detta così sembrerebbe una cosa assolutamente normale. Sicuramente lo è se non fosse per alcune anomalie tipiche italiane (e quando mai …).
Abbiamo detto che i cittadini hanno il potere di eleggere i propri governanti, giusto? Bene, invece nel nostro paese la situazione non è assolutamente così. Con l’attuale legge elettorale infatti, gli italiani votano delle liste già precostituite.
La domanda, anzi le domande sono d’obbligo.
Chi diavolo sono queste persone e con quale diritto decidono le sorti del nostro paese?
Anche qui la risposta è semplice, e a pensarci bene anche un po’ inquietante.
Sono centinaia di persone, perfetti sconosciuti, nominati dai segretari dei singoli partiti e quasi sempre per amicizia o favore e non per meriti personali.
Allora di quale democrazia stiamo parlando se non abbiamo neanche il potere e il diritto di nominare direttamente i nostri governanti? Parliamo di varie forme di democrazia (me compreso, riguardo la democrazia diretta in questo post) quando non sappiano neanche cosa voglia dire democrazia rappresentativa.
Siamo una finta democrazia, ecco la risposta. Io voglio avere il diritto e la possibilità di eleggere coloro che prenderanno le decisioni che influenzeranno la mia vita, stop.
Chiusa questa parentesi penosa sul sistema democratico italiano, direi che è ora di concentrarci su quello che è l’argomento di questa discussione, la democrazia diretta.
Innanzitutto la democrazia diretta e rappresentativa non soltanto possono coesistere tra loro, anzi, quella diretta non avrebbe la forza di esistere in assenza dell’altra. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che c’è comunque bisogno di affidare una parte  del potere politico (attenzione, una parte e non tutto come avviene adesso) a dei rappresentanti. A questo punto una persona può domandarsi, ma allora che differenza c’è con l’attuale sistema democratico? La differenza è che il cittadino non sarà soltanto impegnato a votare il candidato rappresentante, ma assumerà anche il compito di legislatore a tutti gli effetti, in quanto avente diritto a proporre, votare e bocciare leggi attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti democratici.

In Italia, allo stato attuale, esistono diversi strumenti di democrazia. Il più famoso è senza dubbio il referendum, poi troviamo la petizione e l’iniziativa popolare legislativa. Fatta esclusione del sistema referendario (anche se potrebbe/dovrebbe avere molto più potere), gli altri  sono abbastanza, se non completamente, inutili.
La democrazia diretta non è altro che la partecipazione dei cittadini alla politica, ai quali vengono affidati quattro strumenti fondamentali: l’iniziativa, il referendum, la petizione, e il referendum consultivo.
Non facciamoci fregare dalla somiglianza dei nomi con gli attuali sistemi democratici. In comune, a parte il nome, hanno ben poco.
Fatta esclusione per il referendum consultivo che dei quattro è il più debole, analizziamo nel dettaglio gli altri tre sistemi.
Con la petizione viene interrogato formalmente un organo politico, con l’obbligo di risposta entro un determinato tempo.

L’iniziativa è uno strumento che permette a singole persone o gruppi, dopo aver raccolto un certo numero di firme, di proporre leggi al parlamento e successivamente a tutti i cittadini. Se il parlamento non dovesse prendere in considerazione la proposta presentata, questa passerà ugualmente al voto referendario.

Infine troviamo il referendum, attraverso il quale ogni legge uscita dal parlamento viene sottoposta a una votazione referendaria per essere approvata o bocciata.



Dopo aver letto queste righe, ci si rende facilmente conto del perché un simile sistema viene completamente ignorato dai principali mezzi di informazione e del perché non potrà realizzarsi in Italia (mai dire mai).
La classe politica, che ora come ora ha poteri pari a divinità scese in terra, con la democrazia diretta si ritroverà nei panni di comuni mortali, dove la stragrande maggioranza delle decisioni verrà presa in maniera democratica e collettiva, evitando in questo modo le tante leggi fatte su misura, a partire dai continui aumenti degli stipendi dei politici, fino ad arrivare a tutti i privilegi che hanno portato questa casta ad essere praticamente un mostro invulnerabile.
La democrazia diretta è possibile e lo dimostrano paesi come la Svizzera, dove la gente è chiamata a votare circa quattro volte all’anno su una ventina di questioni nazionali. Oppure, tanto per fare un altro esempio, in Chiapas, dove le giunte del buon governo sono esempi di democrazia diretta.

Concludo con una revisione dell’articolo 1 della costituzione italiana.
Allo stato attuale mi sembra più opportuno una cosa del tipo:


“L’Italia è una Repubblica semidemocratica, fondata sulla disoccupazione e il precariato.
La sovranità appartiene al popolo, ma non troppo, che la esercita raramente nelle forme e nei limiti del volere politico.”


Libri consigliati: Democrazia diretta, più potere ai cittadini (Thomas Benedikter)

venerdì 22 aprile 2011

La Rivoluzione




Ernesto Guevara de la Serna

Prima della rivolta nei paesi arabi, il termine Rivoluzione era una parola lontana, d’altri tempi. I nostri genitori forse ne hanno un vago ricordo, noi al contrario, ragazzi nati in anni successivi, siamo cresciuti solamente accompagnati dal mito di personaggi che hanno scritto importanti pagine di storia. Siamo troppo giovani per ricordare la resistenza partigiana o il vento di rivolta ai tempi del Che, ma non troppo vecchi da aver perso quel sentimento che per anni ha infiammato le successive generazioni di ragazzi.
Subcomandante Marcos
L’informazione (o meglio, la non informazione) italiana ha deciso di trascurare, per ignoranza o malafede, ciò che avviene nel resto del mondo. Tralasciando la rivoluzione araba che per ovvi motivi è sotto i riflettori di mezzo mondo, quante persone sono a conoscenza di quello che sta avvenendo nel resto dell’Africa o in America Latina? Quanti ragazzi conoscono il Chiapas in Messico?
Voglio soffermarmi proprio su quest’ultimo.
Il Chiapas è lo stato più povero del Messico dove vivono migliaia e migliaia di indigeni. Se proprio vogliamo dirla tutta, chi più di loro ha diritto di vivere in pace e serenità sulla propria terra? Invece sono trattati dal governo messicano come scarti, rifiuti della società, costringendoli a vivere in condizioni di povertà più assoluta. La situazione è tutt’ora critica, ma almeno la gente ha detto “YA BASTA”.
Nel 1994 L’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) ha dato il via alla rivoluzione che proseguirà fino ad oggi.
Ci troviamo davanti al primo rivoluzionario del nuovo millennio, il Subcomandante Marcos, portavoce dell’EZLN e simbolo di questa rivoluzione. Anche se il Sub si definirà un ribelle civile e non un rivoluzionario a tutti gli effetti; come scriverà nel libro “Nei nostri sogni esiste un altro mondo”, il rivoluzionario è colui che si pone a capo di masse popolari con lo scopo di prendere il posto del governo precedente, mentre il ribelle sociale è un cittadino che ha delle rivendicazioni, ottenute le quali torna alla normalità della vita civile.
Perché i giornali e i telegiornali non parlano di tutto questo?
 Come dirà Marcos in un intervista del 2009 “Siamo passati di moda”.
Comunque l’EZLN, pur passando momenti di grande crisi, è riuscita a dare un minimo di dignità a tutte le persone del Chiapas, soprattutto con la nascita delle “Giunte del Buon Governo”, ma è solamente l’inizio.




Torniamo all’Italia.
 Ultimamente mi sono imbattuto in numerosi cartelli e slogan che recitano: “La rivoluzione è possibile anche da noi”.
E’ realmente possibile fare la rivoluzione in un paese occidentale e civile (civile?) come l’Italia? Beh in teoria i presupposti ci sono quasi tutti: corruzione alle stelle, classe politica corrotta e corruttrice, disoccupazione giovanile e non solo, divario sempre più ampio tra ricchi e poveri, pochi soldi, prezzi alti, un paese paralizzato, sempre più famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, tagli economici in ogni settore tranne ovviamente nei privilegi dei politici, ecc. ecc.
Molte persone pensano che fino a quando si ha un piatto di cibo sotto al naso e un tetto sopra la testa, perché sacrificare tutto, compresa la propria vita? Logicamente la risposta è “ma per stare meglio no?”.
 Il fatto è che quasi tutti noi possiamo ancora permetterci di andare ogni tanto con gli amici al cinema, farci una partita a calcetto, andare a mangiare una pizza, comprare un paio di scarpe nuove. Certo la situazione sta peggiorando a vista d’occhio, ma come si può chiedere a queste persone di lasciare tutto questo per andare a fare la rivoluzione?
L’Italia assomiglia molto ad una mela, esteticamente bella e profumata, ma internamente marcia e piena di vermi. Non viviamo in un paese normale, ma non si muore ancora di fame per fortuna.
Fondamentalmente penso sia questo il motivo principale per cui parlare di rivoluzione in Italia, non dico non abbia senso, anzi, ma quanto meno è abbastanza un’utopia.
Libri consigliati: 1) Nei nostri sogni esiste un altro mondo (Marcos)
 2) La fattoria degli animali (G. Orwell)

giovedì 21 aprile 2011

La nuova era del fotovoltaico in Italia

Lo stato vuole realmente facilitare la diffusione dell'energia pulita, in particolare del fotovoltaico?
La risposta è ovviamente no, ma ammettiamo per assurdo che la risposta fosse un bel “Si”? Bene, allora per prima cosa bisognerebbe avviare un progetto serio e soprattutto a lungo termine per la realizzazione e produzione di nuovi pannelli fotovoltaici. Il resto del mondo investe e sta facendo passi da gigante in questo settore, noi non più.
Nel Bel Paese invece? Cosa sta succedendo? Beh, l’Italia è un paese strano. Recentemente il fotovoltaico ha avuto un rapido sviluppo (e vorrei vedere, siamo o non siamo il paese del sole?), ma dal momento che le cose belle non sono destinate a durare in eterno (anche se uno non ha la presunzione di volerle in eterno … ma neanche la classica toccata e fuga), ci siamo persi nuovamente per strada. Stavamo andando talmente rapidi che il governo, spaventato “dall’alta velocità”, ha preferito premere con forza sul pedale del freno. Ebbene si, invece di continuare ad investire sull’energia del futuro, hanno pensato bene di dare un bel colpo di forbice anche al fotovoltaico, facendoci superare (li avevamo mai superati?) a tutta velocità da paesi più civili di noi.
Scrivendo queste righe non riesco a non pensare alla scena del film “Qualunquemente” , quando l’anziana signora viene fatta scendere dall’autobus. Tralasciando i motivi del suo abbandono, mi viene da paragonare l’anziana all’Italia e l’autobus con le persone che salutano al resto dei paesi civili.  


Ricapitolando, la situazione è questa.
Per fare un impianto da 3 kWh ci servono più di 20.000 euro. Vi sembra poco?
Che succede. E' semplice. Secondo quelli che ti fanno l'impianto, tu spendi 22.000 euro per i pannelli, loro te li installano e ti dicono che con gli 0,49 euro a kWh che ti dà lo stato e quello che guadagni dall'Enel alla quale vendi l'energia prodotta, in 12 anni ti sei ripagalo l'intero impianto e da allora potrai realmente iniziare a guadagnare.
Purtroppo c'è un problema.
Loro dicono che in 12 anni rientri della spesa (o comunque di gran parte dei soldi), ma quei 22.000 euro iniziali li devi avere e li devi spendere di tasca tua, al massimo ti fai fare un prestito dalle banche, ma quei soldi comunque li devi restituire; poco per volta si, ma sono sempre tanti.
Seconda cosa, in Italia, io non posso consumare l'energia che produco con il mio impianto (tenendo conto che l'energia prodotta è inferiore a quella utilizzata), ma continuo a pagare una bolletta all'Enel, alla quale, però, verranno scalati i soldi dell'energia che ho prodotto e che l'Enel si è presa.
Quindi se l'Enel si prende la mia energia valutandola ad esempio 0,80 centesimi a kWh, poi me la rivende a 1,00 euro, alla fine nonostante tutto ho dato 0,20 centesimi all'Enel. Ma come, praticamente vendo la mia energia all'Enel per 0,80 centesimi per ogni kWh per poi ricomprarla (la stessa identica) a 1,00. Per loro la cosa ha senso, per me no.
Andiamo avanti.
Ti dicono che dopo 12 anni inizi a guadagnare con il fotovoltaico. In più i pannelli hanno una garanzia di 20 anni, in caso di guasto. Purtroppo, il problema è che dopo 20 anni l'impianto inizia a rovinarsi, producendo sempre meno energia. Se voglio rinnovarlo? Devi rifare tutto dall'inizio.
Ma la cosa più grave sta nel fatto che l'impianto fotovoltaico ha un piccolo componente, "l'inverter". Quanto costa questo "convertitore"? Il prezzo oscilla sui 2.000 euro, ma il bello lo sai cos’è? E' l'unico pezzo dell'impianto a non avere una garanzia e guarda caso è l'unico pezzo che si rompe facilmente e che va cambiato una volta ogni 5-6 anni. Paraculi, i pannelli che difficilmente si rompono hanno una garanzia (però guarda caso la garanzia finisce quando i pannelli iniziano a rovinarsi e allora sarebbe il caso di cambiarli), mentre l'unico pezzo per il quale avrebbe senso una garanzia, in realtà non ha nulla.
Quindi, in media 2.000 euro ogni 5-6 anni fino a 20 anni circa è la spesa da aggiungere ai 20-22.000 euro iniziali.
A tutto questo va aggiunta la parte migliore. La Burocrazia.
Eh si perché possono passare anche mesi prima che vengano rilasciati tutti i permessi per la realizzazione di un piccolo impianto fotovoltaico sopra il tetto di casa propria.
Come dovrebbero essere risolti tutti questi problemi? Semplice, finanziando seriamente la ricerca, cosa che non sta più avvenendo.
Purtroppo il motivo per cui si è deciso di non investire più nel fotovoltaico è uno soltanto. Qualcuno non ci guadagna abbastanza … e quel qualcuno non siamo noi cittadini.

Allego la splendida puntata del programma di Riccardo Iacona intitolata “Sole vento alberi” http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e9c0c5ec-688a-4f53-aefa-97c2b268b4c3.html